Una Lunghissima Ombra
Lo stile musicale di De Simone, spesso definito come pop barocco o progressive pop, raggiunge qui la sua piena maturità. L'artista, autodidatta e schivo, tesse sapientemente melodie semplici e apparentemente familiari in arrangiamenti sfarzosi ma misurati, richiamando l’audacia sperimentale del pop italiano d’autore degli anni ’70. Brani come "Quando" e "La notte" si dilatano in lunghe code strumentali che mescolano orchestra sinfonica, elettronica e rumori di fondo, creando un flusso continuo che è al contempo consolante e inquietante. L’uso della sua voce, spesso filtrata e distante, non è un vezzo nostalgico, ma un deliberato espediente per far percepire la musica come proveniente da una dimensione parallela, da un altrove che dialoga con la nostra realtà.
Il concetto centrale del disco è espresso nel titolo stesso: l'ombra come metafora delle nostre paure, dei sensi di colpa e delle responsabilità che ci inseguono. De Simone usa il chiaroscuro per esplorare la dialettica tra "il punto di luce" (i testi delle canzoni) e "le ombre" (la musica). L'ascolto di questo album, con le sue 17 tracce che richiedono dedizione, diventa un atto contemplativo, una pausa necessaria in un’epoca di consumi frammentati.
Una Lunghissima Ombra è, in definitiva, un monumento sonoro alla complessità dell’esistenza. Non è semplice intrattenimento; è un’opera artigianale e necessaria che costringe l'ascoltatore a interrogare il reale. La sua coerenza stilistica e la sua profondità tematica confermano Andrea Laszlo De Simone non solo come un cantautore, ma come un autentico artigiano del suono, la cui ombra artistica si proietta in modo unico e significativo sulla musica italiana.

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